martedì 23 ottobre 2012

Commenti sullo spettacolo Identità di carta dalle giovani volontarie

"Se i miei genitori fossero neri, io avrei paura e scapperei di casa" Così scriveva un ragazzino di 5° elementare nel '95, quando l'immigrazione iniziava ad essere all'ordine del giorno. E con l'immigrazione il razzismo. La paura per il nuovo, per il diverso. La paura per l'africano così simile all'uomo nero degli incubi da bambini. Ma dopo diciassette anni dalla frase di questo ragazzino, il razzismo rimane, e aumenta l'immigrazione. Il razzismo come, forse, forma più alta di stupidità umana. Ma anche come inevitabile. Innato.¬ Il considerare il razzismo come insito nell'animo umano fa uscire da teatro con l'amaro in bocca. Siamo tutti razzisti. Tutti, nessun'escluso. Ma è un giudizio difficile da accettare. E allora bisogna rispondere. Rispondere con i fatti, con il sogno di una civiltà multiculturale. Multicolore. E si tratta di un sogno giovane e comunitario. Gli attori, con stimoli e spunti, hanno spinto gli spettatori a chiedersi qual è il proprio rapporto con il nuovo, con il diverso. E la risposta non può che venire da noi, i "grandi" del futuro, noi che dobbiamo lottare per l'integrazione. Noi che cresceremo sempre più con persone diverse. Ma diversi da chi? Da noi, per così dire, italiani? E perché, noi non siamo immigrati? Da generazioni, lo siamo tutti. Lo siamo tra nord e sud. Tra est e ovest. Siamo tutti immigrati. Immigrati razzisti. Noi non siamo che cittadini del mondo, proprio come tutti gli altri. E per credere in questa lotta, siamo spinti a fidarci della politica, di chi ci rappresenta. Ma a volte la politica dimostra di non essere affatto superiore alla neofobia collettiva. La politica spinge persino, in alcuni casi, con un appoggio alla discriminazione razziale,ieri come oggi, a votare leggi o proposte dove sono aboliti possibilità di integrazione per immigrati, dove vi è la più totale intolleranza. Una politica che ha paura. E se lei stessa ha paura, come facciamo noi a fidarci? Solo chiudendo gli occhi e avendo paura anche noi. Ma è possibile crescere, se non apriamo gli occhi? E allora ci rimbomba nella testa e nel cuore questo urlo silenzioso di cambiamento, di miglioramento. Di apertura verso gli altri. La possibilità di arricchirsi tramite il confronto con il diverso. Con l'extracomunitario. Ma l'extra da cosa? Da questo mondo comune a tutti? E poi mille altre ancore le considerazioni, i dubbi, le paure, e le idee che sono nate in noi da questo spettacolo. Uno spettacolo che ci ha fatto capire come la diversità sia la cosa più bella dell'essere tutti uguali. da Alice, Stella, Francesca, Loredana

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