L’idea di rivolgersi alla famiglia si è dimostrata molto interessante: un corso rivolto non solo a uomini, capifamiglia, ma anche a mogli, figlie, fratelli, insieme per raggiungere un unico scopo: quello di imparare velocemente la lingua italiana per poter diventare parte attiva in questa società.
Gli incontri si svolgono tenendo conto delle diverse disponibilità delle famiglie coinvolte. Dopo aver accompagnato i bambini al doposcuola “Le Rondini”, insieme si raggiunge il luogo del corso di italiano, o in Comune o alla scuola media Fagnani, dove le lezioni si svolgono 2 volte a settimana, lunedì e mercoledì dalle ore 15.30 alle 17.30.
Si sono formati 2 gruppi in relazione al livello di comprensione della lingua italiana e le famiglie che ne fanno parte provengono da diversi paesi: Senegal, Egitto, Nigeria, Marocco, Pakistan, Bangladesh, Tunisia, Turchia.
A metà e a fine corso sono previsti un paio di appuntamenti a carattere informativo su alcuni servizi, con visite guidate in luoghi della città .
In questo corso molte aspetti saltano all’occhio: c’è anzitutto un grande impegno e sacrificio dei partecipanti per essere sempre presenti alle lezioni e un vivo desiderio di imparare. Poi, per sfatare il pregiudizio secondo il quale gli uomini islamici “tengono” le loro mogli a casa, notiamo che non solo studiano sullo stesso libro, ma le donne che rimangono indietro copiano i compiti dei ragazzi più giovani, o viceversa, e intervengono rispondendo alle domande senza vergogna.
Un’altra bella occasione per gli educatori è quella di riuscire a vedere un mondo completamente opposto da come spesso i media ce lo propongono: è più facile difendersi da chi non conosciamo, è la nostra unica giustificazione nella complessità della vita.
Ci facciamo condizionare dai fatti di cronaca che spesso sono falsati perché si va sempre a caccia di una notizia che ci faccia vedere l’immigrato come un degenerato che si comporta con violenza nei confronti della propria moglie e dei propri figli, incapace di rispettare le regole sociali.
Siamo sempre condizionati dai luoghi comuni e, senza sforzarci troppo di conoscere la verità e di approfondire la storia, ci fissiamo in giudizi prestampati da altri.
Questo è invece un mondo fatto di diversità culturali, di tradizioni differenti, ma di una stessa e identica fisionomia: stesse paure, stessi desideri di non sentirsi soli, inutili, stesso desiderio di stare bene e di far stare bene la propria famiglia, di non far mancare nulla ai propri bambini, di divertirsi, di ridere, di scoprire abitudini diverse che potrebbero anche piacere.
Chiunque abbia voglia di comunicare, di intessere relazioni positive, che sia ebreo, musulmano o cristiano, può raccogliere la nostra sfida che è questa: sollecitare azioni positive di reciproca conoscenza e rispetto, nonostante i molteplici ostacoli che si incontrano, perché siamo convinti che questa sia l’unica strada per una vera e sana integrazione.
Solo grazie all'amore per il prossimo e alla dedicazione di Anna e dei volontari sono possibili questi miracoli.
RispondiEliminaCongratulazioni, andate avanti!
Sonia